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 Progetto Culturale - Punto di vista - Migranti in parrocchia, ecco come fare 

N. 193 - 15 ottobre 2015

Migranti in parrocchia, ecco come fare

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Per capire la questione     

È stato diffuso il Vademecum approvato dal Consiglio Permanente della Cei con una serie di indicazioni pratiche per le diocesi italiane sull'accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati. La Chiesa italiana, in prima linea nella prossimità ai migranti, indica così alle comunità locali chi, dove, come, quando accogliere, in risposta all’appello lanciato da Papa Francesco all'Angelus dello scorso 6 settembre alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa ad esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di profughi”. 
Su circa 95.000 persone migranti presenti in Italia, già oggi diocesi e parrocchie, famiglie e comunità religiose, ne accolgono in circa 1600 strutture oltre 22.000. La rete dell'accoglienza si può allargare ancora, come segno di accoglienza che si affianca ai molti altri a favore dei poveri (disoccupati, famiglie in difficoltà, anziani soli, minori non accompagnati, diversamente abili, vittime di tratta, senza dimora…) presenti nelle nostre Chiese: "un supplemento di umanità, anche per vincere la paura e i pregiudizi", scrivono i vescovi nel Vademecum.
Occorre in via preliminare curare la preparazione della comunità, informandola e formandola, con percorsi che possono essere curati da Caritas e Migrantes a livello regionale e diocesano. È la Caritas, non la la Diocesi in sé a curare la circolazione delle informazioni sulle modalità di accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati in parrocchie, famiglie, le comunità religiose, nei santuari e monasteri e raccoglierà le disponibilità all’accoglienza. La famiglia può essere il luogo adatto per l’accoglienza di una persona della maggiore età. L’Usmi e il Movimento per la vita hanno dato la disponibilità della loro rete di case per accogliere le situazioni più fragili, come la donna in gravidanza o la donna sola con i bambini. 
Chi accogliere? Famiglie, persone della stessa nazionalità che hanno presentato la domanda d’asilo e sono ospitati in un Centro di accoglienza straordinaria (CAS); chi ha visto accolta la propria domanda d’asilo e rimane in attesa di entrare in un progetto SPRAR, per un percorso di integrazione sociale nel nostro Paese; chi ha avuto una forma di protezione internazionale (asilo, protezione sussidiaria e protezione umanitaria), ha già concluso un percorso nello SPRAR e non ha prospettive di inserimento sociale, per favorire un cammino di autonomia . Per i minori non accompagnati, il percorso di accoglienza è attivabile nello SPRAR. Per la delicatezza della tipologia di intervento, in termini giuridici, psicologici, di assistenza sociale, intrinseci alla condizione del minore non accompagnato, il luogo più adatto per la sua accoglienza non è la parrocchia, ma la famiglia affidataria o un ente accreditato come casa famiglia. 

Per Approfondire

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